L'ASCENSORE
Francesco conobbe Claudio in una chat
bisex.
Come spesso accade in occasioni del genere l'argomento affrontato
nel dialogo tra i due era il sesso in tutte le sue sfumature.
L'intesa virtuale era perfetta e dalle foto che si erano scambiati
si erano subito piaciuti.
Francesco atletico appena trentenne, impegnato seriamente da
molti anni in un rapporto serio ma desideroso d’esperienze nuove.
Claudio bel quarantenne sposato con sogni trasgressivi. Erano
perfetti per il gioco di sesso che ogni sera fantasticavano in chat.
Avevano scoperto di lavorare in uffici non troppo distanti nella
stessa città. Le fantasie ambientate nell'ufficio di Claudio si
sprecavamo eccitando entrambi ma il tutto finiva con una
masturbazione davanti ad un freddo schermo.
Un pomeriggio che Claudio era più accaldato del solito mandò un
messaggio al cellulare di Francesco con una proposta oscena, nuda e
cruda: "Hey, maschio oggi sono solo in ufficio, hai voglia di
succhiarmi il cazzo?". Nel leggere il messaggio a Francesco
venne immediatamente una forte erezione e rispose: "Vengo nel
pomeriggio, la mia bocca vogliosa soddisferà ogni tuo desiderio
come solo un bravo frocio sa fare. Vieni a prendermi al portone e
sotto i pantaloni togli la biancheria..."
Nel leggere la risposta Claudio si tirò fuori il cazzo e
massaggiandolo iniziò a fantasticare di Francesco che si dedicava
al lui e lo faceva godere. Dopo aver comunicato l’ora
dell'incontro si rimise a lavorare.
Il pomeriggio era lontano, il tempo non passava mai ed il cazzo
era sempre più duro e bagnato. Francesco lo aveva pregato di non
masturbarsi, avrebbe voluto tutta per se la crema da sempre sognata.
Il pomeriggio arrivò.
Francesco uscì dal suo ufficio e si diresse sotto il portone di
Claudio. Due squilli al campanello era il segnale che era arrivato
il momento di fare sul serio. Claudio in pantaloni e maglietta scese
da basso e salutò Francesco. I loro occhi brillavano e correvano ai
pacchi di entrambi ormai gonfi, ma Claudio senza le mutande non
poteva nascondere il gonfiore del cazzo che "gridava" di
uscire.
Entrarono entrambi nell'ascensore.
Claudio dopo aver chiuso la porta e premuto il tasto strinse a se
Francesco che aprì immediatamente la bocca. Le loro lingue si
scambiarono saliva ed umori, il loro bacio si fece profondo e
virile. I loro pizzi ispidi si strofinavano eccitando entrambi.
Francesco preso dalla frenesia leccava il mento di Claudio che
intanto aveva infilato la mano tra le natiche del compagno sotto i
jeans.
Ormai caldissimo Claudio premette il tasto STOP e l'ascensore si
fermò tra un piano e l'altro. Francesco un po’ stupito guardò il
compagno con aria interrogativa. E Claudio: "Dai frocio fammi
vedere di cosa sei capace" ed allungò la mano sulla spalla di
Francesco spingendolo in ginocchio davanti a quel pacco
profumatissimo e voglioso di essere succhiato! Francesco oppose
resistenza da attore consumato ma sapeva bene che era quello che
voleva. Una volta in ginocchio tenendosi alla coscie del compagno
con la bocca aprì la cerniera dei pantaloni e si trovò davanti al
cazzo di Claudio bagnato pronto per essere ripulito e succhiato,
aveva rispettato il suo desiderio di trovarlo senza mutande.
Senza toccarlo con le mani fece scorrere quell'asta umida sulle
sue guancie, sfiorandolo con le labbra, dando colpetti con la
lingua.
Claudio era come impazzito.
Quel frocio lo faceva impazzire, non aveva ancora agguantato il
cazzo con la bocca che già sentiva le palle gonfie pronte ad
esplodere, maledisse se stesso per non essersi masturbato prima per
durare di più ora. Finalmente Francesco prese tutto il cazzo in
bocca succhiandolo sino alla base, facendo su e giù lentamente
ingoiava tutta l'asta ed una volta tutta in gola roteava la lingua
velocemente sulla cappella.
A Claudio sembrava avere tre bocche che si dedicavano al suo
cazzo, doveva sforzarsi per resistere e non sbrodare in bocca al suo
amico anche se lo avrebbe desiderato molto. Francesco sentiva
reagire bene il tosto maschio sopra di lui, lo sentiva mugolare, il
suo bacino si contorceva.
Furono interrotti dal moto dell'ascensore chiamato ad un altro
piano.
Si sistemarono e arrivati all'ufficio di Claudio entrarono.
Claudio prese di nuovo tra le braccia Francesco e spompinandosi
le bocche i due uomini furono di nuovo nudi.
Francesco in ginocchio succhiava Claudio in piedi a gambe
divaricate che lo teneva con le mani giunte sulla testa dando il
ritmo al pompino. Poi Francesco leccò palle e interno cosce,
scendendo verso l'interno dei ginocchi e finalmente quasi sdraiato a
terra leccò i bellissimi piedi di Claudio che rimase sorpreso da
questa disponibilità.
Nessuno gli aveva leccato i piedi e trovò la cosa
eccitantissima. Si sedette sulla poltrona per dar modo all'amico di
lavorare bene tra le dita e pianta, per poterlo vedere così mentre
gli leccava i piedi e si toccava il cazzo eccitato. Lo tirò di
nuovo a se e di nuovo si fece succhiare perchè Francesco era
veramente un professionista della lingua.
“Sei un bravo pompinaro, ti piace essere chiamato così, frocio?"
"Sissignore,
son il tuo frocio rottoinculo.... il tuo maschio da usare..."
"Vuoi il mio seme eh, vuoi il mio seme bevisperma di
rottoinculo che non sei altro! Dove lo vuoi?"
"In faccia per farti vedere come mi piace lo sperma!"
Claudio non seppe più resistere e mentre Francesco allontanava a
malincuore la bocca dal quel caldo manganello, egli gli venne in
faccia... due, tre, quattro, cinque caldi schizzi colpirono
Francesco sulle guance e sulla bocca, lo sperma colò sul petto e
poi sul cazzo eretto di Francesco.
Claudio lo obbligò a venire sul suo petto e poi chiese di
ripulire il tutto con la lingua. Francesco obbedì con piacere.
Spesso quando si masturbava beveva il suo sperma la cosa lo
eccitava.
Si rivestirono e si salutarono con la promessa di un prossimo e
più approfondito incontro.
Appena uscito Francesco, Claudio si inginocchiò da solo in
ufficio e mettendosi un dito nel culo iniziò a masturbarsi pensando
al sesso appena fatto e sborrò di nuovo. Francesco invece corse
alla stazione che stava per perdere il treno che lo avrebbe
riportato a casa, mentre il cellulare squillava. Era Pietro, il suo
compagno da ben sette anni.
Urho
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