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IN CASERMA...
RAPPORTO DI UNA RECLUTA
I
PARTE
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Il momento dell' ispezione non è mai noto e
ciò non fa che accrescere la tensione di un eventuale problema che
potrebbe sorgere all' ultimo. In realtà non ci sono mai grossi
intoppi ma il nostro superiore è un mostro di cattiveria (a volte
pensiamo che goda davvero) e trova quasi sempre qualcosa che non gli
va a genio.
Ci ha promesso un'ispezione sia della camerata sia
di come abbiamo imparato a gestire la nostra igiene da quando siamo
arrivati. Non ha aggiunto altro ma noi sappiamo bene cosa vuole: lo
sappiamo dai terribili racconti che ci hanno fatto i nonni. In realtà
lui riesce a mettere in atto cose di cui non avrebbe il potere e che
sono palesemente contro ogni principio di giustizia ed umanità,
cose che solo qui si sono sentite.Il suo metodo educativo sfocia
inevitabilmente nell' umiliazione morale e soprattutto corporale dal
momento che lui non si risparmia nessun tipo di soddisfazione.
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In
realtà tutta la caserma sa cosa fa con i ragazzi che
sfortunatamente per loro gli sono affidati ogni anno, ma gli altri
superiori lo temono più delle reclute: loro infatti rimangono
sempre lì fianco a lui, che potrebbe fare loro le stesse cose,
mentre per i militari rimane un incubo passeggero, di 9 mesi, ma pur
sempre un incubo.
L'ispezione potrebbe essere vicina
e questo non
sapere quando mi fa ribollire il sangue, e soprattutto non sapere
come ci vorrà o cosa vorrà da me. So solo che l' argomento per me
ultimo arrivato sarà l' igiene del corpo che dovrei aver imparato
in questo primo mese. Ma il modo a cui ci ha fatto riferimento è
stato troppo poco chiaro e troppo allusivo e non so davvero come
vorrà trovarmi. So che ha delle fissazioni un po' morbose riguardo
il corpo delle reclute e in passato quando aveva ancora più libertà
d'azione faceva delle cose infime a chi non risultasse di suo gusto.
Ma anche oggi con le nuove leggi il suo potere non è diminuito di
molto.
Ho sentito dire che inizialmente faceva
l'ispezione a tutti i ragazzi di una stessa camerata insieme e prima
di passare al vero controllo ci giocava a modo suo. Li faceva stare
nudi tutti fila sull'attenti e li voleva così prima del suo arrivo,
in quelle stanze fredde. Poi cominciava a fare su e giù per la fila
e cominciava a stuzzicare qualcuno a caso cercando di stimolargli
come meglio sapeva il pene e intimandogli di rimanere immobile e non
eccitarsi, cosa relativamente facile data la situazione; ma se
qualche recluta pivellina non aveva la fermezza d' animo che il
momento richiedeva e il cazzo gli si doveva per qualche ragione
indurire anche un minimo, allora senza perdere tempo gli scappellava
l'uccello con un gesto violento e gli affibbiava delle sonore
schicchere sulla punta e guai se volava un lamento, in quel caso
cominciava a colpirglielo col frustino che aveva sempre con se e se
il soggetto era particolarmente sfortunato non era raro che gli
afferrasse le palle e gliele stringesse e tirasse. Tremo all'idea
che ciò potrebbe accadere anche a me...
Il procedere dell'ispezione era particolarmente
umiliante e dimostra come in lui si nasconda una bestia, un
carnefice psicologico. Controllava l' esatta conformazione dell'ano
delle reclute per notare in seguito eventuali aumenti di grandezza
che avrebbero testimoniato che il malcapitato aveva avuto a che fare
con la sodomia, il che poi avrebbe meritato una punizione ulteriore
a parte. Faceva salire i militari ancora nudi in piedi su una panca
uno alla volta e, mentre gli altri guardavano attorno, intimava a
quello di turno di allargare bene i piedi più che potesse e di
piegare anche le ginocchia portando il busto avanti, e allargandosi
contemporaneamente le natiche così da umiliarsi di fronte agli
altri intorno. Dopo di che misurava la consistenza del buco prima
con le dita, ficcandone dentro quante più era possibile e annotando
il risultato; poi con uno strumento che poteva essere un cetriolo,
una bottiglia o qualunque altra cosa la sua fantasia perversa e
crudele partoriva, affondava nell'ano della recluta di turno per
saggiarne la capacità. Guai ovviamente se scappava un lamento. In
tale caso lo avrebbe fatto legare sulla panca e frustato con un tubo
di gomma sulle natiche fini a fargliele diventare viola e, supplizio
inaudito, facendosi aiutare da due commilitoni a caso che ponendosi
ai lati del poveraccio gli tenevano una natica a testa,allargata al
massimo rispetto l'altra e lui continuava a frustare con un tubo di
gomma un po' più sottile proprio in mezzo colpendo direttamente sul
buco del culo tentuto largo e stirato dalle mani dei compagni che a
malincuore, dovevano collaborare. Chi era soggetto a ciò non
riusciva a sedersi per una settimana e quando andava al bagno
urlava.
Non so se avrei resistito ad una cosa del genere,
forse il terrore, il dolore ed il risentimento mi avrebbero
sopraffatto.
Non era poi raro che la perlustrazione proseguisse
con uno studio accurato sulle condizioni del cazzo, che tutti
dovevano farsi venire duro ed applicare un laccio alla base per
mantenerlo così fino a che il carnefice non aveva finito. Passava
di fronte a loro tutti in fila col pene mantenuto dritto dal laccio
e strofinava le cappelle tra pollice ed indice e poi portava le dita
al naso... C' erano giorni in cui non aveva troppe pretese, ma altre
volte si scatenava.
Se per caso percepiva un lontano odore che
poteva risultare troppo sgradevole... frustava la matricola sul pene e poi lo faceva
portare su una branda da quattro compagni che avrebbero
successivamente dovuto tenergli fermo un arto a testa, tenendolo
supino; mandava a prendere in lavanderia il paio di mutande più
sporco e maleodorante che si trovava ed una spazzola di radica. Il
gioco era fatto. I quattro commilitoni bloccavano le gambe e le
braccia del malcapitato mentre lui affondava nella bocca
dell'incauta recluta le disgustose mutande. Poi afferrava la
spazzola e cominciava a passargliela su tutto il corpo esposto con
ferocia come se avesse voluto scartavetrarlo e spellarlo vivo mentre
il poveraccio sotto gli occhi degli increduli compagni, tentava di
divincolarsi dalla stretta invincibile dei quattro, emettendo gemiti
e urli che morivano in gola sotto le mutande. Senza pietà si
dirigeva sempre a colpi di spazzola sul cazzo ancora in tiro del
giovane e gli riservava lo stesso servizio strofinandoglielo per
bene su tutti i punti della cappella sopra e sotto, sul buco sotto
la corona del glande e sul frenulo continuando finché quello non
era così esausto da non poter più divincolarsi o cercare di
urlare. Alla fine, e questo lo considerava un premio, lo faceva
girare e mentre due commilitoni gli tenevano il culo teso e aperto
fin quasi a spaccarsi, spazzolava anche il buco che colpo dopo colpo
diveniva sempre più rosso... Inutile dire che per i giorni avvenire
la recluta aveva il culo ed il cazzo arroventati.
Come già detto se trovava che in controlli
successivi la capienza e la larghezza del buco del culo di qualche
ragazzo erano aumentati, segno che c'era stata qualche scopata fra
ragazzi(alla quale lui non aveva partecipato, ed è questo che più
lo infastidiva) il malcapitato avrebbe dovuto fare i conti con il
cazzo del capitano stesso.
In tale caso la truppa veniva portata nel sotterraneo dal momento che per questo tipo di punizione al carnefice piaceva sentire le urla senza bavagli e le suppliche, a volte anche i pianti disperati, e negli scantinati nessuno avrebbe mai sentito nulla cosicché lo scempio sarebbe potuto continuare.
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