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Gabbia degli schiavi

VITTIMA: UN ETERO

I PARTE

Quando il suo compagno di stanza tornò mezzo ubriaco dalla festa, Giò capì che forse quella avrebbe potuto essere la volta buona. Da tanto tempo aveva in mente un certo affare, qualcosa che gli aveva occupato la mente per lunghe settimane da quando divideva l’appartamento con Dave, un ragazzo californiano, studente di legge.

Dave gli era piaciuto da subito ma mai aveva lasciato trasparire qualcosa del suo interesse per quel giovane bruno e scolpito a dovere dai lunghi allenamenti.

Ed ora ecco che una superba occasione si faceva largo in una serata come tante altre, ma irrimediabilmente destinata a rimanere impressa nelle menti di entrambi.

Dave mostrava i tipici segni di uno che aveva alzato un po’ troppo il gomito e la lunga doccia fredda che seguì il suo rientro non fu in grado di farlo tornare pienamente consapevole di sé. Tornato in camera aveva ancora uno strano sorrisetto sulle labbra e quasi non si accorse che Giò era lì nella sua stanza intento a trafficare al computer, o almeno a fingere di farlo.

-Ah, ciao! Scusa se mi sono autorizzato a usarlo senza dirtelo, ora me ne vado… giusto un attimo che finisco quest’ articolo!

disse fingendo di continuare a scrivere ciò che l’indomani avrebbe dovuto consegnare al giornale presso cui lavorava. Dave annuì è, ancora parzialmente sotto l’effetto dell’ alcol, si sedè sul letto lasciandosi cadere all’indietro, esausto. Nel mentre Giò continuava a scrutarlo di sottecchi e non potè fare a meno di notare che l’accappatoio di Dave si era slacciato sul davanti, lasciando chiaramente in mostra il forte torace ed il ventre piatto, fino ai confini con il rado cespuglio scuro dell’inguine. Sarebbe bastato un altro leggero movimento e la cintura si sarebbe definitivamente sciolta lasciando poco spazio all’immaginazione… e così fu! In preda al torpore del primo sonno sempre più incalzante per effetto della sbornia. Dave si stirò voluttuosamente emettendo un gemito soffocato e le sue braccia si allungarono all’indietro verso la testata del letto, liberandosi definitivamente dalle maniche dell’accappatoio, mentre le forti gambe ispide si tesero a turno ricadendo poi sulla coperta, ben distanziate una dall’altra.

Giò ormai completamente rivolto verso il suo coinquilino addormentato ebbe un fremito di piacere che gli percorse come un’onda sottile di elettricità il ventre, segno che ormai in lui il desiderio era enorme.

-Ora o mai più…

pensò sorridendo compiaciuto.

Velocemente si diresse in camera sua ed estrasse dall’armadio, nascosti sotto indumenti vari, quattro corde lunghe più di un metro. Tornato da Dave notò che questo aveva assunto da solo la posizione che si sarebbe poi rivelata fatale: aveva le braccia aperte e allungate sui due cuscini del suo letto, e le gambe ancora ben allargate fra le quali troneggiava il suo carnoso strumento. Giò deglutì nervosamente e si apprestò ad attuare quello che da tempo sognava. Fece con le corde quattro nodi scorsoi che sistemò ai polsi ed alle caviglie di Dave e, sempre attento a non svegliare il ragazzo, legò i polsi alle due estremità della testata del letto e le caviglie larghe vero l’estremità opposta. Dave era pronto! Così come lo aveva immaginato tante volte nel silenzio delle sue fantasie masturbatorie. Steso davanti a lui, legato ad “X” al letto, con tutta la sua naturale possanza ed ora in balia del sua sguardo e finalmente del suo volere. Era giunto il momento di entrare in azione! Giò si tolse la camicia ed il suo petto irsuto brillò ala fioca luce della lampada prima che, chinandosi su Dave, i suoi polpastrelli famelici iniziassero a profanare quel corpo indifeso ed esposto. Cominciò a sfiorargli la pelle sotto le braccia così voluttuosamente esposta e sensibile, raggiungendo lentamente il petto. Fu lì che i suoi pollici si soffermarono sui capezzoli deliziandoli del loro tocco, mentre le altre dita sfioravano i suoi pettorali addormentati. Le sue mani proseguirono l’avanscoperta del torace sorvolando l’addome e dirigendosi verso i genitali esposti di Dave. Ma Giò non volle avvicinarvisi, almeno non subito, e con un sorriso malizioso deviò lateralmente sulle cosce sfiorando gli invitanti testicoli. In quel momento Dave ebbe un fremito e, con la bocca ed il viso impastati di sonno, cercò di muoversi e di capire quello che stava succedendo, ma le sue membra trovarono l’impedimento delle corde e nonostante gli energici strattoni ed il contorcersi del suo corpo muscoloso, non riuscì a liberarsi.

-Che sta succedendo? Che vuoi fare? Sei impazzito? Scendi di qui e slegami subito se non vuoi che…

-…se no cosa?

Rispose spavaldamente Giò sempre più eccitato.

-Hai visto? Sei completamente immobilizzato e resterai così finchè farà piacere a me. Ora ti consiglio di rilassarti e di gustarti quanto sta per accadere, perché non è cosa di tutti i giorni.

E così dicendo, senza più freni inibitori, si abbassò e prese fra le labbra il pesante strumento di Dave che, più disgustato che impaurito, lo investì con una sequela di prevedibili offese, ma evidentemente l’effetto dell’alcol era ancora forte in lui, dal momento che non riuscì a biascicare che qualche frase.

-No… basta! Non voglio… lascia… lasciami l’uccello ho detto! Mollalo stronzo pervertito! Quelli come te mi fanno schifo, smettila! Bastaaa!

Ovviamente Giò non gli diede ascolto e continuò a gustare la corpulenza di quel bellissimo giocattolo che, nonostante fosse irrimediabilmente molle, aveva un aspetto invitante.

Mentre Dave continuava a dimenarsi e ad inveire pesantemente, contorcendo i fianchi nel tentativo di liberarsi dalla bocca di Giò, questo approfittava dei sussulti dell’altro per approfondire il suo risucchiante trattamento. Con agile maestria lo prendeva tutto fra le fauci, lo assaporava e lo menava con la lingua mentre era ancora dentro, poi allentando la presa si limitava a tenergli la cappella chiusa fra le labbra liberando il resto: per un po’ ne gustava l’estremità e poi di nuovo giù abbassando il prepuzio fino a scappellargliela, pronto a sentire la consistenza della pelle nuda del suo glande ancora roseo. Ancora non stanco decise di lisciare con l’aiuto delle sole labbra il dorso del membro usando la lingua solo in prossimità della cappella, ma il giochetto era reso difficile dal fatto che il membro di Dave era completamente afflosciato. Le cose cambiarono repentinamente quando Giò decise di occuparsi anche delle palle, per troppo tempo ignorate. Lasciò cadere il pesante membro sull’inguine e riprese fiato. Dave ancora mezzo ubriaco gli si rivolse con stizza, ma ancora non completamente lucido:

-Ti è bastato, schifoso? Smettila mi fai vomitare, stronzo! Non startene lì a guardare e slegami…

Giò fece segno di no.

-Cosa vuoi farmi ancora bastardo? Non vedi che mi fai schifo? Credi che mi diverta? Guarda che tanto il cazzo non mi si addrizza con uno come te! Slegami pervertito, o quando mi sarò liberato…

Non finì la frase che Giò abbassò la testa e, con destrezza insospettata, cominciò a lisciare le palle dell’incredulo sequestrato. Le leccava una alla volta cominciando dal basso per salire fino alla radice del membro; arrivava con la punta della lingua nel solco che ben si notava fra i due grossi coglioni di Dave, e ogni tanto scivolava lateralmente per succhiargli la radice dello scroto; poi tornava a leccare le palle una ad una fino a che, per concedersi una tregua, prese in bocca entrambi i testicoli gustandone la pesante corpulenza e facilitato dal fatto che ora Dave, per paura di strattonarsele stava immobile, pur continuando ad inveire.

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